Titolo: Reset
Di: Masami Ueda
Tratto da: Ōkami: tone of the quintuple (pubblicazione musicale contenente 12 tracce arrangiate per shamisen, violoncello, violino, pianoforte e shakuhaci).
Originalmente brano della colonna sonora di Ōkami (se vuoi saperne di più su questo videogioco ne parliamo qui).
Trovare delle collezioni audio contenenti rivisitazioni, arrangiamenti e “distorsioni” varie di alcuni brani tratti da colonne sonore videoludiche non è cosa rara, soprattutto ora che siamo nel 2022, il vinile è tornato di moda e in molti impazziscono per gli arrangiamenti lo-fi più disparati (guarda qui che meraviglia). Nel 2012 però questa era ancora una pratica abbastanza insolita e molto legata al territorio giapponese; non sorprende quindi che il titolo di questa raccolta, Ōkami: tone of the quintuple, non solo non sia stato tradotto neanche in inglese ma su Spotify la trovate scritta unicamente in giapponese.
La particolarità di questa raccolta è racchiusa nel suo titolo che può essere tradotto in un più accettabile “suono dei cinque”. Il cinque si riferisce al numero di strumenti utilizzati che sono lo shamisen, il violoncello, il violino, il pianoforte e lo Shakuhachi.
Proprio in mezzo a quei strani geroglifici, comunemente chiamati kanji, e a questo mix giappo-europeo di strumenti, la penultima traccia, Reset, è di una bellezza straordinaria.
Siamo nella parte finale del gioco, in una situazione di tensione e pericolo dove le cose non girano al meglio per la nostra adorabile palla di pelo bianca. In mezzo a questa tensione, a un certo punto parte questa traccia… e se avete un cuore un piccolo brividino vi sarà corso lungo la schiena.
Il brano si apre con un assolo di Shakuhachi, estremamente espressivo e malinconico con quella timbrica unica dello strumento a fiato giapponese che sembra sempre sull’orlo di un tracollo emotivo. La struttura armonica è semplicissima, una lineare frase di quattro battute costruita sulla successione del I IV e V grado della scala di Do maggiore.
Nulla di trascendentale, anzi, una scelta piuttosto banale che acquista valore proprio in virtù della traballante sonorità dello shakuhachi associata all’irremovibile stabilità del pianoforte. Ma non è questo l’unico aspetto che permette a queste 4 battute di essere così espressive, vi è un aspetto di scrittura apparentemente banale ma molto espressivo ed è la linea melodica del basso, quella evidenziata in rosso. Linea melodica che altro non è che una versione distesa del tema e che proprio per questo risalta ponendosi come vera e propria contro-melodia.
Poco a poco l’organico del brano si ampia presentando una struttura ad addensamento abbastanza tipica sia per il panorama videoludico giapponese che soprattutto per le operazioni di “cover” di questo tipo. All’aggiunta del shamisen segue il violino e infine una breve sezione di raccordo che ci porta al punto culminante del brano, a quello che, vista la struttura del pezzo, possiamo definire tranquillamente ritornello… e qui ci si scioglie.
Il ritornello è palesemente l’unione tra la tradizione giapponese e la musica moderna. Agli strumenti antichi viene affidata una melodia che risulta non solo immediatamente orecchiabile ma richiama tantissimo alcune tracce tipiche del mondo anime, televisivo o cinematografico che sia; palese il rapporto con i ritornelli di Hyori Ittai di Hunter x Hunter, o Heroes di My Hero Academia, o Weight of the world da Nier Automata. Questo effetto è dovuto principalmente a due fattori:
il ritardo ascendente posto nella melodia;
La successione armonica I II+ III (ovvero FA SOL la)
Il ritardo ascendente è una fioritura che ho sentito spessisimo nelle colonne sonore giapponesi, soprattutto all’interno di temi musicali che si prefiggono come molto cantabili e orecchiabili. Questo piccolo espediente permette sicuramente di rendere il tema meno banale ma si lega anche alla pronuncia delle parole giapponesi. Queste infatti sono prive di accenti tonici e quindi possono essere modellate in maniere differente e permettono piccoli giochi di scivolamento dell’accento che creano effetti tanto semplici quanto particolari, come possiamo sentire in questo tema.
La successione armonica invece è proprio tipica di questo tipo di brani che puntano a creare una climax emozionale subito di impatto. Può la semplice successione di 3 accordi creare questa cosa? Provocare il brividino sulla schiena?
Si.
Diamine se lo può fare.
E succede perchè quell’accordo di sol maggiore posto subito dopo a quello di fa maggiore tonalmente non centra una mazza, ma proprio per questo crea un boost di positività che colpisce al posto giusto e che assesta il colpo di grazia tramite l’accordo subito successivo, il la minore che porta quel velo di tristezza appena necessario a rendere tridimensionale questo tema. Ed ovviamente a rendere tutto questo così di impatto ci sono le tre note rosse evidenziate nell’immagine che proprio in virtù del loro continuo movimento ascendente possono donare questo effetto di climax emotivo.
Reset è un brano estremamente semplice ma dotato di un arrangiamento unico e mai banale. Un piccolo brillante musicale che non può mancare nelle vostre playlist preferite.