Overture to the Unwritten
Le mie impressioni sul singolo musicale tratto da Hogwarts Legacy
Si, sono parecchio latitante ultimamente e non esce un episodio di Mangianastri da più di un mese. Chiedo scusa ma le cose da fare sono molte e destreggiarsi tra studio e lavoro è sempre complesso.In questo mese di Febbraio forse dovrei riuscire a registrare un paio di episodi ma sicuramente Mangia Nastri cambierà (ha già cambiato) ritmo. Meno contenuti, una maggior cura e, laddove possibile, qualche parola in più qui su Substack e qualche composizione originale su YouTube.
Ma bando alle ciance, immergiamoci ora nel mondo di Hogwarts Legacy.
John Williams.
Questa la prima cosa che ho pensato quando ho ascoltato per la prima volta questo brano esemplificativo della colonna sonora di Hogwarts Legacy, scritta a 6 mani da Chuck e.myers ‘sea’ (Twisted metal, Disney Infinity), J. Scott Rakozy (ehm, nulla??) e Peter Murray (ehm, nulla parte 2??) che, come avrete capito, non sono i compositori più conosciuti e in voga del momento, ne presente, ne passato.
Ad un secondo ascolto ci ho sentito un mix leggermente scollato tra, in ordine: Game of Thrones (Ramin Djawadi), Harry Potter 1 (John Williams), Harry Potter 3 (John Williams), Harry Potter 5 (Nicholas Hooper), Indiana Jones (John Williams) e i moderni Star Wars (sempre John Williams) che mi ha colto un attimo alla sprovvista.
Ma andiamo con ordine.
Quando si parla di Harry Potter non si può più parlare di colonna sonora ma serve parlare di Identità sonora e questo perchè la saga è divenuta un vero e proprio universo espanso musicalmente caratterizzato da diversi tratti distintivi. Tratti che risalgono tutti quanti all’incredibile lavoro iniziale di John Williams che, nel 2001, portò a compimento la creazione di un vero e proprio genere musicale legato all’immagine. Dal 2001 fino ad ora ogni singolo film magico per ragazzi o per famiglie contiene:
L’utilizzo abbondante di campanelli, campane tubolari, triangoli e compagnia bella;
L’utilizzo del semitono discendente come nota di volta o di appoggio;
La conseguente finta instabilità tonale che, comunque, vede sempre al suo centro una scala minore.
Questa Identità sonora, che per dovere di cronaca deriva da decenni di musica classica che John Williams ha riformulato per il magico mondo del maghetto occhialuto più famoso del mondo, sussiste tutt’ora, dopo 22 anni, pressoché invariata e questo mi fa parecchio sorridere se penso che Williams stesso si era rotto le palle già dopo il secondo film andando a rimodulare e sviluppare tutto questo materiale nella colonna sonora del terzo film, la migliore in assoluto ma anche la più “complessa” da comprendere e, di fatti, anche la meno amata e ricordata dal pubblico ‘generalista’ (ovvero quel pubblico poco incline all’ascolto musicale ed alle sue velleità).
Dal quarto titolo in poi si susseguono tre compositori diversi ma il problema rimane sempre lo stesso: Harry Potter cresce, la sua musica no, si fossilizza sui tre punti espressi prima con l’ulteriore aggravante di divenire sempre più “campanellosa” ignorando completamente la deriva antica che Williams aveva iniziato a delineare nel terzo film.
In questa Ouverture to the Unknown c’è tutto quanto detto finora. Ci sono i campanelli, c’è il semitono discendente, c’è il richiamo ai temi classici del film, c’è la finta instabilità tonale ma c’è anche un po’ di quel tocco antico del terzo film che, sinceramente, proprio non mi aspettavo.
Ma allora mi è piaciuto?
Eeeeeeeeh… non lo so.
Sono davvero combattuto.
Da un lato apprezzo molto la coerenza stilistica, il richiamo alle colonne sonore dei vari film, la presenza di tocchi antichi che rimandano al terzo titolo e che, ipotizzo, sottolineeranno alcuni momenti di magia antica all’interno del gioco; dall’altra all’inizio vi dicevo che ci ho sentito anche un po’ di Game of Thrones, di Indiana Jones e di Star Wars e questo mi ha fatto pensare fin da subito che questa colonna sonora rischia di essere priva di personalità.
Personalità che indubbiamente manca a Overture to the Unknown che, al di la del chiaro e raccapricciante patchwork di temi che è (per fini ovviamente commerciali), nelle sue singole parti convince ma non trasporta, non esalta, non si ritaglia una sua identità, un po’ come le recensioni del gioco raccontano del gioco stesso…
Ma questa è solo una piccola impressione sulla base di un brano pensato come esemplificativo dei vari mood musicali presenti nel titolo.
Inutile dirvi che per dare un parere oggettivo serve giocare il titolo; serve, pad alla mano, immergersi all’interno del mondo magico e constatare se la musica accompagna, racconta e trasporta il giocatore. Io questa analisi non potrò farla a stretto giro, e sicuramente non nel 2023, ma appena uscirà l’album completo su Spotify (sperando che esca) sarò qui, pronto a darvi il mio parere parziale sulla colonna sonora di Hogwarts Legacy.
Grazie per aver letto fino a qui, ti lascio qui sotto tutti i richiami musicali minuto per minuto che ho sentito all’interno di questo brano :)
0.00 - 0.13: Game of thrones
0.13 - 1.00: Harry Potter e l’ordine della fenice
1.00 - 1.27: Harry Potter e la pietra filosofale
1.27 - 1.52: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (ma anche i temi di Gilderoy Allock e del Duello Magico nel secondo film)
1.52 - 2.11: Harry Potter e l’Ordine della Fenice (in particolare il tema della Stanza delle Necessità)
2.18 - 2.53: Indiana Jones (con qualche richiamo velato al tema del Quidditch del primo film di Harry Potter, ma proprio super velatissimo)
2.53 - 3.29: Gli ultimi Star Wars (con anche però un pizzico di “momento concitato e cupo generico” che vabeh, speriamo bene)
3.29 - 4.05: Harry Potter e la pietra filosofale (con l’aggiunta delle voci che, vi dirò: potrebbe essere interessante se ben sviluppata)
4.05 - 4.41: Harry Potter e l’Ordine della fenice (in particolare la morte di Sirius Black)
4.41 - fine: climax malefico generico.