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Hello!
Anche oggi post più piccolino del solito ma non per questo raffazzonato o buttato lì. È vero, non parlo di videogiochi, almeno non nella parte principale di questo “articolo”, ma ci sono stati gli oscar e mi sembra proprio sciocco non considerare il premio per la miglior colonna sonora.
Oltre a questo anche questa settimana è stata piena di lavoro e di studio e, oltre al sempre più incredibile Red Dead Redemption II e a quel gioiello “puccioso” di The Legend of Zelda Link’s Awakening, non ho fatto molto altro.
Non ho visto il primo episodio di The Mandalorian.
Neanche il quinti di The Last of Us
E no, neanche il primo episodio della prima parte della terza stagione dell’ultima mega stagione che mio padre comprò di Attack on Titan.
MA è uscito l’ultimo trailer di Super Mario e PORCA DI QUELLA MISERIA VOGLIO VEDERLO SUBITO!!
Ho provato la demo di Bayonetta Origins: Cereza and the Lost Demon e vi dirò: sembra avere una colonna sonora bellissima!
Questo è quanto, io vi lascio al mio parere sulla colonna sonora vincitrice del premio Oscar e ad un piccolo commento scritto da Davide di Bla Bla Land in merito al film vincitore del 95° premio Oscar (che verrà caricato in calce appena pronto) :)
All Quiet on the Western Front vince l’oscar per la miglior colonna sonora, il primo per Volker Bertelmann, compositore e pianista tedesco attivo sia nell’ambito delle colonne sonore che della musica contemporanea con diversi album e brani scritti per pianoforte preparato (ovvero modificato volta per volta in base alle esigenze dei brani).
Bertelmann non solo vince contro John Williams, mostro sacro della storia del cinema, ma prende il sopravvento anche sulle straordinarie colonne sonore di Babylon scritta da Justin Hurwitz (di La La Land) e di Everything, Everywhere All at Once scritta dai Son Lux; e proprio qui c’è da mettere il primo grande “puntino sulle i”….
La colonna sonora di Bertelmann non era la migliore in lista.
Sia chiaro, è un mio parere che, come tale, vale quanto un sputo nell’oceano ma gente cara del mondo: la colonna sonora di Everything, Everywhere All at Once è decisamente più interessante, per non parlare poi della colonna sonora di The Northman, grande esclusa dagli oscar per motivi a me ancora sconosciuti.
Ma allora perchè ha vinto proprio la colonna sonora del drammatico film di guerra prodotto da Netflix?
Punto numero 1: è una bella colonna sonora.
Questo è importante sottolinearlo. Bertelmann scrive una bellissima colonna sonora, ricercata in molti punti, capace di trasporre il dramma e la feroce brutalità della guerra, in grado di richiamare la fragilità delle vite in gioco, il dramma delle azioni a cui vengono chiamati i protagonisti ed il protagonista. Il main theme del film è una violentissima cellula melodica di tre note, una vera e propria cadenza, che si staglia al di sopra del freddo e rigido “tappeto” sonoro, prodotto dagli archi, come uno schiaffo a mano aperta in pieno viso. È un monolite sonoro elettronico che sintetizza la realtà effettiva della guerra: violenta, insensibile, preponderante al di sopra del dramma dell’essere soldati. E nonostante questo è anche estremamente affascinante, estremamente riconoscibile, assimilabile e addirittura capace di dare la carica. Diventa in questo modo ambigua, una fascinazione oscura tale e quale alla guerra ed è proprio questo il pregio maggiore di questa colonna sonora: non edulcora nulla ma vi è il desiderio di presentare una descrizione il più reale possibile della guerra.
Punto numero 2: è il giusto compromesso.
Questa realtà però musicalmente non sboccia mai del tutto, rimane sempre ancorata ad un precario equilibrio capace di rendere le sue sonorità e le sue “melodie” riconoscibili.
Siamo dinnanzi ad un lavoro molto simile a quello di Hildur Guonadottir per Joker (infatti premio Oscar) dove, ad una grande ricercatezza sonora ed espressiva, anche con parecchie sonorità provenienti dalla musica contemporanea propriamente detta, si mischiano stilemi tipici delle classiche colonne sonore.
Questo, a mio parere, è proprio il motivo per il quale sia la colonna sonora di Everything Everywhere All at Once che quella di Babylon non hanno vinto: la prima è molto più preponderante verso la contemporaneità mentre la seconda, da big band jazzistica, è molto più assimilabile alle colonne sonore classiche. Figuriamoci poi per The Northmann dove Robin Carolan e Sebastian Gainsborough se ne sbattono dell’equilibrio dipingendo una realtà sonora completamente immersa nella mitologia norrena e nel dramma di Amleto, scrivendo, a mio parere, la miglior colonna sonora degli ultimi 10 anni.
Quindi, nulla di nuovo sul fronte occidentale mi vien da dire, nel vero senso della parola però. Vince la colonna sonora più democratica, così come, ultimamente, gli oscar ci stanno abituando… ma di questo ne abbiamo parlato abbondantemente nell’episodio del podcast: I the Game Awards e gli Oscar non hanno più senso.