Hello people! Terza settimana che riesco a scrivervi qualcosa creando così del contenuto. Questa prima di Carnevale è una settimana di pausa per me che lavoro in Svizzera dove il carnevale, almeno in Ticino, è una festività estremamente sentita. Mi sto quindi concentrando sullo studio e sulla composizione, cercando di non perdere il ritmo ma di passare comunque una settimana serena. Proprio per questo posso raccontarvi che:
Ho visto il tanto discusso terzo episodio di The Last of us e non posso dirvi nulla se non che è bellissimo. Toccante, romantico, delicato, severo… riscrive quasi da zero la storia di Bill e di Frank regalandoci un’ora e quindici di godimento.
Ho finito Super Mario Odissey al 100%! Ormai la switch è la mia fida compagna di letto e di “meditazione in bagno” e, dopo piccole sezioni più o meno quotidiane, ho completato il capolavoro di Nintendo: BELLISSIMO.
Giovedì 23 Febbraio registro con Giacomo e Aurora un episodio dedicato alle canzoni di La strada per Eldorado, piccolo gioiello Dreamworks, abbastanza sottovalutato, con, al reparto sonoro, Hans Zimmer, Elton John, John Powell e Tim Rice.
Statemi bene e, nella speranza di riuscire a scrivervi anche settimana prossima, buona settimana e buona lettura :)
Che l’azienda di Kyoto sia sinonimo di qualità è un dato oggettivo che anche i fan Sony o Microsoft più incalliti non possono obiettare. Da sempre i titoli first party di Nintendo si sono presentati sul mercato privi di bug o, comunque, con pochissime falle tecniche, con una attenzione artistica che ha fatto scuola e con una tonnellata di idee di gameplay di qualità differenti. Se quindi a livello tecnico ed estetico la grande N tiene botta da più di 40 anni c’è un altro fattore nella quale l’azienda eccelle ma che raramente viene considerato dai critici videoludici: la musica.
Fin dai tempi del primo Donkey Kong nel 1980 dove, tra l’altro, possiamo sentire un piccolo seme generatore di quello che sarà poi il tema della principessa Peach e del suo castello in Mario 64, Nintendo ha dimostrato una certa attenzione e cura nel reparto sonoro andando via via a produrre dei veri e propri temi identitari dei suoi prodotti. Sicuramente quel matto di Koji Kondo ha contribuito non poco in questo ambito, creando sia il tema di Super Mario che di Zelda, ma titoli come Metroid, Donkey Kong, Star Fox e Kirby non hanno nulla da invidiare ai due titoloni sopra citati. Con il passare del tempo, l’ammodernamento dei chip musicali e l’ampliamento della memoria si è potuto iniziare a produrre delle colonne sonore “vere”, non più realizzate con i limitatissimi chip sonori interni alle console ma registrate e prodotte con strumenti veri in degli studi musicali cinematografici.
Ad oggi, 22 Febbraio 2023, Nintendo presenta la più varia e riconoscibile identità sonora del mercato e il minor numero di riconoscimenti mondiali per le colonne sonore: Perchè?
PUNTO 1: SONO DEI GIOCHI
Che Nintendo sia più un “giocattolaio” che una azienda di videogiochi è una frase spesso usata e abusata che, a mio parere, presenta solamente un briciolo di verità. Nintendo non è una azienda di artigiani. Nintendo non produce giochi solamente con il cuore e con grande passione e soprattutto Nintendo non ha mai fatto nulla senza un cospicuo profitto.
È altresì vero però che la filosofia dietro alle produzioni della grande N è sempre stata differente rispetto a Sony e Microsoft (ma anche rispetto ad Atari nel passato). Laddove i due enormi colossi puntano tantissimo sul reparto tecnico e grafico, sulla vastità e sulla rincorsa continua ad una esperienza simil cinematografica Nintendo punta tutto sull’interazione, sul gameplay e sul gameloop vendendo innanzitutto uno strumento di divertimento che solo successivamente può assumere diverse forme.
Nintendo rifugge quindi la rincorsa al mondo del cinema e lo fa anche e soprattutto tramite le colonne sonore.
In ogni singolo gioco first party dell’azienda di Kyoto la musica è assoggettata al gameplay divenendone una compagnia fidata e veicolando al giocatore non delle emozioni da provare ma dei motivetti da canticchiare nel mentre che saltella sui goomba, prende a spadate piccoli polipetti o si protegge con una banana dall’ennesimo guscio rosso. La musica quindi non solo è estensione del gameplay ma molto spesso è continua, perenne, ininterrotta portando molti giocatori al progressivo ma continuo abbassamento del volume fino ad arrivare a giocare in religioso silenzio, esattamente come succedeva al tempo del gameboy dove la chiptune diventava presto fastidiosa e l’utilizzo musicale era solo e unicamente questo.
PUNTO 2: MANIACALE AMBIENTAZIONE
Tutti le IP di Nintendo presentano un denominatore comune: pochi espedienti narrativi a favore di una richissima ambientazione. Che sia Metroid, Zelda, Super Mario o Kirby tutto quello che giungerà alle nostre orecchie sarà sempre perfettamente in linea con quello che i nostri occhi stanno guardando e le nostre mani “toccando”. Ambientazione che però sottende sempre al punto numero 1, ovvero il gameplay per il quale questo punto, nonostante l’ambientazione sonora/musicale sia un punto trasversale per tutta l’industria dei videogiochi, in casa Nintendo assume tratti diversi e unici.
Non è solo una ambientazione spaziale e temporale ma spesso diviene una ambientazione materiale.
Sia nell’esempio sopra riportato di The leggendo of Zelda: Links Awakening, sia soprattutto in Yoshi’s Crafted World tutto il reparto musicale è riflesso dei materiali che vengono utilizzati per plasmare il mondo rendendo la colonna sonora parte integrante della realtà del gioco. In parole diverse: non sorprende che l’intera colonna sonora di Yoshi sia realizzata tramite strumenti musicali giocattolo in quanto tutto quanto il gioco è realizzato tramite il cartone e ed altri semplici materiali riconducibili al mondo del gioco fai da te; stesso discorso vale per Links Awakening dove il dna avventuroso dei giochi di Zelda si mischia ad una rivisitazione del gioco in salsa pupazzolosa, con il mondo interamente realizzato con delle statuine di plastica gommosa, e la colonna sonora alterna temi avventurosi a temi più spensierati unendo strumenti reali a strumenti giocattolo.
Potrei andare avanti a lungo citando tutti i giochi Nintendo che presentano questa ricercatezza sonora, da Metroid Dread a Super Mario Odissey a Donkey Kong Country: tropical freeze fino a Paper Mario and the Origami King e l’incredibile Breath of the Wild ma credo di essere riuscito a spiegarmi. Rimane quindi un ultimo punto:
PUNTO 3: L’IGNORANZA MUSICALE DELLA CRITICA
Non c’è molto da dire a riguardo, purtroppo. Qualsiasi persona con un minimo di conoscenza musicale si rende conto di quanto il lavoro dietro a Metroid Dread, a Yoshi’s Crafted World o a Super Mario Odissey sia incredibile, eppure nessun premio, nessun riconoscimento, giusto un paio di nomine e basta.
L’identità sonora di Nintendo è elevatissima ma se non sei appassionato di musica l’unico fattore che può guidarti verso l’apprezzamento di una colonna sonora rispetto ad un’altra è uno soltanto: l’aspetto emotivo.
L’unico gioco Nintendo con una accenno di colonna sonora emotiva è Breath of the Wild, candidato infatti alla miglior colonna sonora nel 2017, per il resto vuoto totale. Eppure chiunque abbia preso in mano Metroid Dread conosce il suono del pianeta ZDR, chiunque abbia giocato Yoshi’s Crafted World capisce che la musica può addirittura far ridere, ma soprattutto ognuno di voi conosce il ritmo trascinante e unico di ogni singola pista presente in Mario Karts 8 Deluxe.
4 viaggi all’interno di 4 colonne sonore identitarie: